Si traduce in “mantenere lo spirito allerta” (“ZAN”= mantenere, “SHIN”= spirito). Si ha quando i sensi sono concentrati su un momento o un’ azione fisica o mentale “qui e ora”.

Zanshin è l’atteggiamento che manteniamo in un determinata situazione, che traspare nella maniera in cui ci comportiamo. Quando possiamo dire di essere in stato di zanshin? È sufficiente prestare attenzione a quello che facciamo? Secondo me no. E me ne sono reso conto in una lezione con Gandossi Sensei. Per mostrare una tecnica mi ha chiamato per fargli da partner. Quando la mia attenzione era tutta concentrata sulle sue parole, mi ha attaccato con shomen-uchi… inutile dire che ho quasi preso una mazzata sulla testa se non fosse stato per un repentino e istintivo ikkyo undo. Candido e sorridente come al solito Max mi ha detto “Guarda che io attacco sul serio”. In quel momento ero attento, ma ero in stato di zanshin? No di certo, la mia mente era concentrata su un unico aspetto e quindi il mio corpo non ha saputo reagire in tempo ed efficacemente alla minaccia.

Quando siamo in seiza a osservare il maestro di turno che mostra una tecnica, possiamo dire di essere in stato di zanshin? Secondo me se e solo se, non solo guardiamo con gli occhi ma osserviamo ogni minimo dettaglio, lo riproduciamo mentalmente, ci focalizziamo con tutti i nostri sensi su di esso possiamo dare risposta positiva alla domanda. Ed è proprio questo stato di assoluta fusione di corpo mente e spirito, focalizzati in toto sul qui e ora che ci permette di praticare al massimo delle nostre possibilità. Se guardiamo i movimenti ma contemporaneamente pensiamo a quello che dobbiamo fare il giorno dopo, a che ora inizia il nostro programma preferito o a quanto è carina una nostra compagna di dojo… certamente non siamo in stato di zanshin e non possiamo pretendere di praticare in maniera ottimale. Anzi, la pratica sarà lenta, distratta e poco utile. E così in ogni situazione, da quando siamo al lavoro a quando attraversiamo la strada questo stato mentale dovrebbe essere sempre presente al fine di dare sempre il massimo di noi stessi.

La postura, l’atteggiamento, lo sguardo, lo stato mentale e la concentrazione sono tutte caratteristiche necessarie per avere un corretto zanshin. Attenzione che deve essere generica a tal punto da darci una visione corretta e completa della situazione e dell’ambiente, ma al contempo sufficentemente particolareggiata da permetterci di affrontare un problema alla volta nella maniera piu efficente ed efficace possibile. Ma com’è possibile acquisire la capacità di visione del generale contemporanea a quella del particolare? A mio avviso un buon modo è la pratica del randori…ma questa è una storia che racconterò un’altra volta.

(Simone Lorenzi)